Le organizzazioni sono continuamente sottoposte a sollecitazioni e, pertanto, sono inserite in un ininterrotto processo attuativo rivolto non solo alla salvaguardia della loro esistenza, ma anche alla loro costante innovazione.
Le incessanti sollecitazioni insieme alla immediata necessità sia di mantenimento, sia di innovazione conducono le imprese a investimenti prevalentemente focalizzati sul rinnovo di ordine tecnologico. Tuttavia, per valutare l’adeguatezza di tali scelte servono indici di efficacia ed efficienza gestionale che diano riscontri certi dell’impatto sui processi organizzativi, in particolare quelli della produzione.
Se rispetto all’efficacia la misurazione di “quanto” l’obiettivo sia stato raggiunto, in termini di risultato è di facile evidenza, per ciò che concerne il parametro dell’efficienza gestionale è necessario rilevare più dimensioni.
Nella proposta metodologica di Prâgmata Arkyreyma, l’efficienza gestionale è definita come parametro dinamico che rileva il “come” si raggiungono gli obiettivi. La rilevazione si ottiene facendo riferimento ai processi organizzativi e, nello specifico, alle strategie di gestione e di usufrutto delle risorse impiegate nel perseguimento di un obiettivo definito.
A partire da questa definizione possiamo dire che il focus è sui ruoli, ossia sulle persone che individuano e gestiscono queste strategie, su coloro che decidono e applicano il “come” relativo al perseguimento degli obiettivi e che stabiliscono gli obiettivi stessi. Pertanto, la misura dell’efficienza gestionale non è da applicare alla strumentazione tecnologica o produttiva ma ai comportamenti organizzativi, ossia ai processi interattivi praticati dai ruoli nell’utilizzo di tale strumentazione e alle scelte da esso derivanti.